Intervista alla faculty: Dott. Federico Rossi #MASBI
Gentile Dott. Federico Rossi,
innanzitutto grazie per la sua preziosa collaborazione con ISTUM – Istituto di Studi di Management.
In quanto professionista del settore potrebbe fornirci un suo punto di vista sulla tematica “Sustainability Management”? Ritiene che avere competenze in merito possa essere un punto di forza oggi, piuttosto che in futuro?
“La sostenibilità non è una moda e non è un’azione di make up comunicativo. La sostenibilità rappresenta un paradigma ineluttabile di evoluzione delle imprese e più in generale del mercato e dei sistemi sociali. Questo non solo perché la sostenibilità rappresenta una risposta necessitata ai problemi del pianeta, ma perché diventa necessaria per far fronte a una richiesta sempre più pressante da parte dei mercati, dei clienti e dei quadri regolatori correlati.
La sostenibilità, quindi, non è solo una questione di etica ma anche di business e di competitività. Bisogna, però, definire in modo chiaro cosa sia la sostenibilità in quanto ancora troppo spesso il concetto risulta applicato in modo parziale se non addirittura improprio. Dobbiamo essere consapevoli come la sostenibilità costituisca un approccio strutturato e di lungo periodo al business che integra il tradizionale fine economico dell’azienda (remunerazione shareholders) con la creazione di valore condiviso con tutti gli stakeholders.
Un valore che spazia dall’attenzione concreta alla riduzione degli impatti ambientali e agli efficientamenti dei processi e dei prodotti (sostenibilità ambientale) fino al comfort e alla soddisfazione di tutti i soggetti che rientrano nell’ecosistema aziendale esteso (sostenibilità sociale). Il tutto con il fine di garantire il benessere di tutti gli stakeholders migliorando al contempo le performance del sistema azienda in un’ottica di una business continuity di lungo periodo (sostenibilità economica).
La sostenibilità è in primis uno switch culturale al quale poi deve seguire una revisione profonda del modo di fare impresa: dai processi produttivi ai modelli organizzativi fino alla gestione delle filiere.
In questo framework la comunicazione è “terminale” ovvero deve venire dopo l’avvio di un reale percorso intrapreso dall’azienda. Solo così si potrà contribuire in modo reale – senza sfociare nel greenwashing – al rafforzamento del posizionamento competitivo e del capitale reputazionale.
Contemporaneamente, però, la comunicazione può e deve contribuire ad alimentare questa transizione verso i nuovi modelli sostenibili (non solo produttivi ma anche di consumo) alimentando una spirale positiva basata su 4 “C”: cultura, consapevolezza, comportamento, condivisione.“